Cina: Nel Paese dell’inflazione troppo bassa

23.02.2022 10:55 - La Financière de l'Echiquier

Mentre il mondo e? alle prese con una terribile impennata dei prezzi c'e? un Paese, la Cina, che ancora resiste all'inflazione, dove tutto e? ordine e bellezza... e inflazione moderata. A gennaio, si attestava allo 0,90% su base annua, ma stava addirittura scendendo! Il quadro e? identico per l'inflazione sottostante: l’1,1% in media a 3 anni. Certo, non raggiunge il livello del Giappone, campione assoluto di deflazione, dove l’inflazione sottostante, a -1,1%, e? ai minimi da 15 anni. Ma la Cina non registra lo stesso livello di crescita (o, in questo caso, di decrescita) del Giappone. Con una crescita del 5% a velocita? di crociera, e? lungi dal subire la stagnazione strutturale del suo vicino. Un livello di inflazione cosi? basso in un'economia cosi? dinamica rappresenta un enigma e un rischio economico... unito a un'opportunita? borsistica!

L'enigma in parte si chiarisce se si considera che il livello di inflazione attuale e? in linea con quello medio osservato a lunghissimo termine, circa l'1,2% dal 2006 (fonte: Ufficio Nazionale di Statistica della Cina). Il Paese sta strutturalmente producendo un'inflazione moderata nonostante una crescita media del PIL vicina al 9% negli ultimi 15 anni.

In questo caso, una delle cause di cui si sospetta e? la sovracapacita? industriale. Il tasso cinese di utilizzo della capacita? e? stato del 77% circa negli ultimi anni, appena inferiore a quello degli Stati Uniti. Non si spiega quindi la differenza nell’inflazione, tanto piu? che i prezzi alla produzione in Cina condividono una sorte comune con il resto del mondo: stanno esplodendo, a piu? del 9% in un anno, come negli Stati Uniti (l’Eurozona e? certamente ben al di sopra in quanto attualmente vicina al 20%). La chiave sta quindi nei prezzi al consumo, non alla produzione.

Le ragioni possono essere molte altre ancora. Per esempio, il tasso di disoccupazione reale, anche se basso - imperturbabilmente attestato al 4% circa - potrebbe essere piu? alto di quanto emerge nelle statistiche ufficiali. Oppure, la politica di limitazione del credito attuata da diversi anni per arginare il rischio di una bolla

immobiliare potrebbe aver smorzato i consumi in generale. E soprattutto, un tasso di risparmio ancora molto alto, vicino al 30% del reddito disponibile, penalizza i consumi, strutturalmente insufficienti in questo Paese, che rimane un Paese produttore. Xi Jinping ne e? ben consapevole e sta predisponendo delle misure per sostenere i consumi delle classi popolari.

A prescindere dalle ragioni, le conseguenze economiche sono notevoli, e piuttosto positive per il resto del mondo. In primo luogo, nel contesto inflazionistico attuale la Cina rappresenta un fattore di moderazione per i prezzi globali al consumo anche se questo non si applica, ovviamente, al prezzo delle materie prime dove le sue necessita? sono insaziabili, ne? ai prezzi di produzione, dove subisce la stessa sorte degli altri. Riusciamo pero? a immaginare dove si attesterebbe il livello di inflazione globale al consumo se la Cina aggiungesse il suo a quello delle altre nazioni?

In secondo luogo, la Cina offre un rifugio per i risparmi obbligazionari globali nell’affannosa ricerca di rendimento. Mentre i titoli di Stato sono ancora correttamente remunerati – l’1,80% per il 3 mesi e il 2,50% per il 5 anni - e? uno dei pochissimi Paesi ormai a offrire un investimento obbligazionario senza rischio che rende di piu?, in valuta locale, di una prospettiva sicura di impoverimento. Naturalmente, il rendimento finale per l'investitore straniero deve tener conto dell'eventuale copertura del rischio valutario che e? elevato di fronte a tassi a breve termine molto bassi o negativi.

Infine, e soprattutto, la bassa inflazione da? la possibilita? alla Cina di sfruttare appieno le risorse della sua banca centrale per rilanciare il credito a livello locale, sostenere l'immobiliare in difficolta?, o anche per deprezzare la valuta, con una ricaduta deflazionistica in tutti i Paesi in cui esporta. Naturalmente, un franco deprezzamento creerebbe nuove tensioni con gli Stati Uniti che ne potrebbero trarre sufficientemente vantaggio in un contesto inflazionistico per non adombrarsi piu? di tanto.

Mentre quasi tutte le banche centrali stanno attuando una stretta monetaria e creando cosi? le condizioni per un prossimo rallentamento, la Cina - insieme al Giappone - sembra essere una delle ultime fonti disponibili di abbondante liquidita? in caso il mondo ne abbia bisogno, sia ciclicamente, per contrastare una flessione economica, sia strutturalmente, in particolare per investire in modo ambizioso nella transizione energetica - cosa che sta facendo con determinazione.

La Cina sara? un'ancora di salvezza per l'Occidente nell'oceano dell'inflazione - tanto quanto fu la sua rovina nell'onda delle delocalizzazioni?

Redatto il 18 febbraio 2022 da Olivier de Berranger, CIO, LFDE